Il palazzo Castelbarco di Loppio, saccheggiato e dato alle fiamme da una colonna dell’esercito francese del duca di Vendòme (1703), fu ricostruito dai baroni di Gresta ad iniziare dal 1812 “coi materiali del castello di Avio, a tale scopo demolito”.
Ne sorse un complesso monumentale di rispettabili proporzioni, munito di torri, di edifici merlati, di un grande fabbricato verso il monte, guardato da un’alta torre quadrata, d’un vasto parco all’italiana con fontane, grotticelle,nicchie,statue ed ornamenti mitologici.
Aveva una sessantina di stanze; vi furono raccolti la biblioteca e l’archivio castrobarcensi. Da Brentonico e da Avio vi furono portate alcune arche, splendidi lavori del Tre-Quatrocento veronese (nella tettoia ai piedi del campanile della chiesa)). Nel palazzo Castelbarco nel dopoguerra fu riattato il fabbricato “l’Agenzia” e qualche altra costruzione;il resto è rimasto pittoresca rovina ai margini del bellissimo parco con la folta cedrata, la grande fontana e i viali.
La villa conserva la pacata quanto deliziosa ed ariosa impronta barocca conferitale dai Madruzzo nella prima metà del secolo XVII: dall’atrio coi trofei di armi antiche si va alla scalinata.
Meritano particolare attenzione gli stipiti delle porte, il caminetto della sala e delle pergamene, dove campeggia lo stemma di Gaudenzio Madruzzo che nel 1607 subentrò nella signoria dei Quattro Vicariati a Fortunato Madruzzo. La residenza (con l’estinzione di Filiberta (1650), l’infelice fanciulla che si fece monaca per non sposare quel Vincenzo Particello che lo zio, il Vescovo Carlo Emanuele, le voleva dare), ritornò nel 1664, ai Castelbarco, baroni di Gresta.
Ricaviamo altre notizie sulle chiese di Loppio da Zotti in cui è documentato che la chiesa che sorgeva sull’isola di S. Andrea, del lago di Loppio, fu consacrata nell’anno 1138. Questa chiesa, dopo quella di Besagno, era dunque la più antica delle altre chiese vallagarine di cui si sappia l’epoca della consacrazione.
Tra Mori e Loppio vi era una cappella dedicata a S.Antonio, semidistrutta, sotto il cui avvolto si poteva ammirare un affresco del secolo XVIII, di scarso pregio fu eretta dal conte Francesco Castelbarco nel 1666, come quella di S. Rocco, pure sulla via di Loppio e da lui datata con documento 24 luglio 1680.
Tratto dal libro di Luigi Dalrì Mori “ note storiche dalle origini alla fine della 1 guerra mondiale” finito di stampare nel 1987 da “La Grafica” per conto della cassa Rurale di Mori.
...LO SAPEVI CHE?
Monte Albano è stata una zona abitata e frequentata dal periodo del bronzo. Sono state trovate tracce della civiltà del bronzo (1900-1500 a.C.). L'abitato apparteneva alla cultura dei castellieri trentini; l'intera zona era costituita da altre alture, che davano vita ad altri castellieri: quella del Santuario, del Castello e del Doss Mota. A causa dell'aumento della popolazione, l'abitato venne ampliato ai piedi del Monte Albano. Lungo la Valle dell'Adige sorgono i "Pipel", rocce di forma conica, alle quali venivano attribuiti un'anima possente e divina. Accanto a queste pietre sacre sorgevano i villaggi come a Corno presso il Pipel di Tierno e l'abitato di Monte Albano, presso il Pipel di Mori Vecchio.