Solo pochi moriani, all’infuori degli abituali frequentatori della Bordina, conoscono la storia del Sas del Perdom; una storia che ci riporta alle abitudini religiose della nostra gente di qualche generazione fa.
La Bordina è una montagna che, apparentemente, non ha altri segni di vita che i boschi e qualche prato. Anche la strada che la attraversa è rimasta pressoché ferma nel tempo. Tuttavia, a uno sguardo più attento, si presentano alcuni segni di vita e di storia: la malga Rigotti, Grigolli, il maso Pallotta, qualche rudere del maso Tranquillini, e lunghe trincee con costruzioni legate alla prima guerra mondiale.
Qualche testimone ricorda di aver sentito affermare che ci fu un tempo in cui alcune famiglie vi abitavano stabilmente, vivendo dei prodotti della stalla, del frutto del lavoro dei pochi campi. Data la ricchezza del legname, alcuni lavoravano alla produzione del carbone di legna, altri alle calcàre.
Dal punto di vista religioso la zona dipendeva dalla parrocchia di Mori, ma, come si può ben immaginare, il sacerdote saliva lassù solo in casi eccezionali.
Come risolvere il problema della Messa domenicale e della confessione per quelle famiglie? Oltre la strada disagevole si doveva fare i conti, soprattutto per le mamme con i bambini piccoli e per gli anziani, anche con la distanza dalla chiesa di Mori, distanza che andava dai sei ai dieci chilometri. Ed ecco come i nostri predecessori cercarono e trovarono una soluzione originale e concreta.
Alla domenica, quando da Valle San Felice, che si trova sul lato opposto della Bordina, giungeva il suono delle campane per la S. Messa, tutta la gente della zona si dava appuntamento in uno stesso luogo, in località Corona, e precisamente in un punto della strada dal quale si poteva vedere, circa alla stessa altitudine la chiesa di San Felice. Al bordo della strada c’era una roccia naturale che aveva nella parte superiore una cavità che con la pioggia si riempiva di acqua. I fedeli, giovani e adulti, le mamme con i bambini, gli anziani, tutti insieme pregavano e chiedevano perdono. Quando poi le campane davano il segno della consacrazione, si segnavano con l’acqua, idealmente uniti a chi assisteva alla Messa in chiesa. Il luogo esatto, identificabile anche oggi, nonostante la vegetazione cresciuta abbondantemente, è appunto chiamato “El sas del perdom” o semplicemente “El perdom” e rimane, oltre che occasione di ritorno col pensiero al passato, un interessante esempio di sensibilità religiosa.
...LO SAPEVI CHE?
Monte Albano è stata una zona abitata e frequentata dal periodo del bronzo. Sono state trovate tracce della civiltà del bronzo (1900-1500 a.C.). L'abitato apparteneva alla cultura dei castellieri trentini; l'intera zona era costituita da altre alture, che davano vita ad altri castellieri: quella del Santuario, del Castello e del Doss Mota. A causa dell'aumento della popolazione, l'abitato venne ampliato ai piedi del Monte Albano. Lungo la Valle dell'Adige sorgono i "Pipel", rocce di forma conica, alle quali venivano attribuiti un'anima possente e divina. Accanto a queste pietre sacre sorgevano i villaggi come a Corno presso il Pipel di Tierno e l'abitato di Monte Albano, presso il Pipel di Mori Vecchio.