Tratto dal periodico “Mori e la sua gente” n° 31 del 1999 di Giacomo Martinelli
Iniziamo con l’intenzione di portare a conoscenza del lettore personaggi, nostri concittadini, che hanno fatto la storia, personaggi che alla stragrande maggioranza dei moriani sono del tutto sconosciuti. Parliamo della famiglia FEDRIGONI oggi una potenza economica nel settore dell’industria cartaria con stabilimenti in Italia e all’estero. I Fedrigoni sono originari di Mori, come risulta dal un documento di compravendita di un terreno in località Tierno di Mori datato 1564. Il capostipite, stando alla firma del documento, risulta che un certo Federico, del fu Antonio Fedrigoni di Mori. Probabilmente anche questa famiglia era, come la stragrande maggioranza, di origine contadina. Verso la fine del 600 uno dei componenti di nome Marco apre, il centro di Mori, un negozio di mercerie, che la famiglia gestisce per quasi un secolo. Nel 1698 Giuseppe, figlio di Marco e fratello di Antonio, dopo la morte del padre tentano la fortuna a Rovereto. Giuseppe un giovane con l’imprenditoria nel sangue, che sarà poi il futuro pioniere dell’industria cartaria, apre assieme al suo padrino Antonio Moiola di Besagno un negozio in contrada Rialto a Rovereto. L’11 marzo del 1707 prende in locazione dal Comune di Rovereto l’esclusiva della vendita della carne, e ancora il 10 febbraio del 1712 la licenza della vendita del sale. Il giovane Giuseppe si fa notare per la sua laboriosità, tanto da acquistare simpatia e credito presso il banchiere Tacchi, il quale si dimostra disponibile ad un finanziamento nei suoi confronti.
Con il denaro avuto in prestito acquista un palazzo in località Pontello e poco dopo ne acquista un altro dal notaio Pietro Malinverno in località Forno. Ma le cose non vanno come previsto. Qualche anno più tardi deve vendere tutto, anche le due case che possedeva a Mori per pagare i debiti accumulatisi. Quella disavventura economica costituisce un momento decisivo del futuro della famiglia Fedrigoni. Infatti il 25 agosto 1717 Giuseppe prende in affitto per 110 fiorini annui la cartiera di Giuseppe Pivani a Ronchi di Lizzana. Dopo qualche anno il giovane aprirà un opificio tutto suo. E il giorno 17 gennaio 1724 acquista dalla fondazione della cappella di S.Colombano un terreno di 705 pertiche con diritto di utilizzazione dell’acqua del torrente Leno. Con un prestito ipotecario di 1200 fiorini al 6% di interesse (come da documenti datati 15 aprile e 2 giugno 1724) concesso dal banchiere Giuseppe Cosmi ha iniziato la costruzione della nuova cartiera. Altro denaro viene fornito dalla dote della moglie Teresa Plotener di Trento per un valore di 782 ragniesi che corrispondono a 704 fiorini. La nuova fabbrica entra in piena attività nel 1736 da questo momento ha inizio la lunga dinastia dei cartai della famiglia Fedrigoni.
Giuseppe, il capostipite ebbe sette figli di cui uno, Martino, si è fatto sacerdote. Dopo la morte del padre saranno i figli Marco e Antonio a continuare l’attività paterna. Marco alla sua morte nomina erede universale il figlio Giuseppe Filippo di Colombano, mentre la figlia Teresa lascia un legato di 250 ragniesi. Giuseppe Filippo sposò Giuliana DeVigili di Mezzolombardo che gli diede nove figli di cui ne rimasero in vita solo tre .Giuseppe Maria fù capitano delle guardie austriache; Giusto fu aiutante di S.A. principe Giovanni d’Asburgo. Giovanna Francesca abbraccio la vita religiosa come monaca nel convento delle salesiane di Rovereto. Ma fu il cugino di questi ultimi Giuseppe Antonio figlio di Antonio Lorenzo Simone, a continuare la secolare attività cartaria trovando nuovi sbocchi fuori provincia. Infatti il 9 gennaio 1888 fonda la nuova cartiera a Verona, traendola la forza motrice del nuovo canale voluto e fatto costruire dal sindaco di Verona Giulio Camuzzoni.
La cartiera Formigoni fù la prima industria veronese alimentata dal nuovo canale. Ecco cosa scrive in proposito il quotidiano “l’Arena” del 7 giugno 1888 : “ Ieri la nostra giunta municipale andò a visitare il nuovo opificio del signor Fedrigoni sul canale industriale in prossimità di Tombetta . E’ il primo e l’unico che sia stato eretto dopo tre anni da che le acque dell’Adige corrono nel canale che il nostro comune ha fatto costruire per dare impulso industriale della nostra città. Il signor Fedrigoni ha dato un grande esempio di coraggio e di costante pazienza nell’attivazione del suo progetto maturato da anni con saggezza ed intelligenza guidata dalla sua lunga esperienza nel commercio della carta. Con tali fattori non può mancare il buon esito dell’industria ideata dal signor Fedrigoni e noi gliene auguriamo prospero e profondo. ”Il gruppo Fedrigoni è proprietario anche di uno stabilimento in Africa per la produzione di cartoni in fibra, fondato da Gianfranco Fedrigoni amministratore unico della “Società S.A.Adams Fedribord “ Questa, in sintesi,la storia di una dinastia di imprenditori della nostra borgata.
...LO SAPEVI CHE?
Monte Albano è stata una zona abitata e frequentata dal periodo del bronzo. Sono state trovate tracce della civiltà del bronzo (1900-1500 a.C.). L'abitato apparteneva alla cultura dei castellieri trentini; l'intera zona era costituita da altre alture, che davano vita ad altri castellieri: quella del Santuario, del Castello e del Doss Mota. A causa dell'aumento della popolazione, l'abitato venne ampliato ai piedi del Monte Albano. Lungo la Valle dell'Adige sorgono i "Pipel", rocce di forma conica, alle quali venivano attribuiti un'anima possente e divina. Accanto a queste pietre sacre sorgevano i villaggi come a Corno presso il Pipel di Tierno e l'abitato di Monte Albano, presso il Pipel di Mori Vecchio.