Andrea Malfatti nasce a Mori nel 1832 da Francesco campanaro della chiesa di S. Stefano e da Caterina, figlia di Angelo Boschetti. La famiglia era di umili condizioni. Andrea frequenta la scuola locale sotto la guida del Pievano di Mori don Antonio Moar, il quale intuisce nel ragazzino doti non comuni.
Grazie all’interessamento di don Antonio e con il sostegno economico della nobildonna Margherita Salvetti Cloz, Andrea frequentò a Trento la scuola comunale di disegno. Terminati brillantemente gli studi, sempre con il sostegno economico della nobildonna, si trasferì a Milano per frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Brera, seguendo i corsi tenuti da Benedetto Cacciatori, uno scultore toscano di formazione neoclassica.
Dopo un primo periodo trascorso tra Trento e Mori, fece ritorno a Milano, e qui, inserito in un ambiente artistico in continua evoluzione, visse gli anni più fecondi della sua carriera di artista. In poco tempo divenne uno dei maggiori esponenti della nuova corrente realistica lombarda, assieme a scultori famosi come Vincenzo Vela, Pietro Mogni e Francesco Boarzaghi. Il suo primo grande riconoscimento fu senza dubbio la medagli d’argento vinta all’Esposizione Universale di Parigi con l’opera intitolata “La deposizione dalla croce” ora conservata al cimitero di S. Anna di Trieste. Copia in gesso di quest’opera si trova al cimitero di Trento.
Il suo stile fu molto semplice ed essenziale, che gli permise di creare figure solide, lasciando spazio a pochi ma fondamentali particolari facilmente comprensibili nel loro significato. Le sue immagini rappresentano allegoricamente il desiderio di riscatto e di indipendenza del Trentino. Questo dimostra chiaramente la sua appartenenza al gruppo di irredentisti che lottavano per la liberazione del Trentino dalla dominazione austriaca. Questa appartenenza nel 1862 gli costò un anno di reclusione nelle carceri di Innsbruck. Abbandonata l’idea di una partecipazione attiva alla lotta di liberazione volle comunque continuare a far sentire la sua voce attraverso l’arte. Nacquero opere come “La schiava ribelle” e “L’attesa” conservate al museo storico di Trento.
“L’attesa” rappresenta una giovane contadina che tiene in mano una margherita, probabile riferimento alla regina Margherita di Savoia. Un’opera di grande valore è “Giuditta” gruppo che rappresenta donne fiere e coraggiose nelle quali il Malfatti volle incarnare il desiderio di libertà delle popolazioni sottomesse.
Fu anche un grande sostenitore di Giuseppe Garibaldi il quale gli scrisse una lettera ringraziandolo per la sua attività patriottica, lettera conservata al Museo storico di Trento. Fra le opere del Malfatti troviamo a Cremona il monumento a Giuseppe Garibaldi che si può ammirare ancora oggi nella piazza della Stazione. A Trento sono numerose le opere del nostro concittadino: le due fontane chiamate “Bacchino” che ornano piazza Pasi e piazza delle Erbe, le statue di s. Pietro e Paolo sull’attico della Bsilica di S. Maria, le quindici teste in terracotta
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Monte Albano è stata una zona abitata e frequentata dal periodo del bronzo. Sono state trovate tracce della civiltà del bronzo (1900-1500 a.C.). L'abitato apparteneva alla cultura dei castellieri trentini; l'intera zona era costituita da altre alture, che davano vita ad altri castellieri: quella del Santuario, del Castello e del Doss Mota. A causa dell'aumento della popolazione, l'abitato venne ampliato ai piedi del Monte Albano. Lungo la Valle dell'Adige sorgono i "Pipel", rocce di forma conica, alle quali venivano attribuiti un'anima possente e divina. Accanto a queste pietre sacre sorgevano i villaggi come a Corno presso il Pipel di Tierno e l'abitato di Monte Albano, presso il Pipel di Mori Vecchio.