Fatta costruire da don Pietro Andrea Delaiti nella prima metà del XVIII secolo come cappella privata della famiglia, fu destinata all’uso pubblico degli abitanti della frazione di Molina nel 1853, quando questi ultimi si assunsero l’onere di ingrandirla e provvedere alla sua manutenzione.
Questa scelta comportò il progressivo abbandono dell’antica chiesa di S. Biagio, costruita sul’omonimo colle e decentrata rispetto al paese, che da quel momento in poi venne aperta solo nel giorno del patrono (3/2) e, su richiesta dei fedeli, il giorno di S. Valentino (14/2) per la benedizione del sale per il bestiame. Gravemente danneggiata durante la prima guerra mondiale, non fu più ricostruita: solo il campanile venne restaurato e ne conserva la memoria.
Anche la chiesa dei SS. Quaranta Martiri subì danni rilevanti durante il conflitto, ma fu restaurata dal Genio Civile e Militare nell’immediato dopoguerra, mentre il campaniletto a vela risale al 1925. L’interno, ad aula unica con volta a crociera, si conclude nel presbiterio ornato da un importante altare lapideo, contornato da drappeggi e volute intarsiate, che incornicia la pala dipinta dal pittore Adolfo Mattielli di Soave, benedetta da don Cesare Viesi il 10 marzo 1932. E’ stata oggetto di restauri nel 1982 e nel 2013/14.
...LO SAPEVI CHE?
Monte Albano è stata una zona abitata e frequentata dal periodo del bronzo. Sono state trovate tracce della civiltà del bronzo (1900-1500 a.C.). L'abitato apparteneva alla cultura dei castellieri trentini; l'intera zona era costituita da altre alture, che davano vita ad altri castellieri: quella del Santuario, del Castello e del Doss Mota. A causa dell'aumento della popolazione, l'abitato venne ampliato ai piedi del Monte Albano. Lungo la Valle dell'Adige sorgono i "Pipel", rocce di forma conica, alle quali venivano attribuiti un'anima possente e divina. Accanto a queste pietre sacre sorgevano i villaggi come a Corno presso il Pipel di Tierno e l'abitato di Monte Albano, presso il Pipel di Mori Vecchio.