Di Fulvia Modena
E’ un bel paesino di montagna dove vive Adele, con i campi ordinati che si stendono fino al bosco.
All’inizio della primavera l’aria fresca scende dal monte Creino si unisce a quella del monte Grom e plana con lievi folate sulle case dei contadini che si preparano per le semine.
Adele odia le patate, e seminarle ancora di più. La madre ste per perdere la pazienza vedendo che la bambina l’aiuta con un broncio a dir poco irritante. Ad intervenire al momento giusto ci pensa il “vecchio Mario” che allargando le braccia dice: “Peccato che le strie abbiano messo il pettine fra quei bei riccioli rossi”.
La donna annuisce e prosegue con un sospiro il lavoro.
Adele alza la testa e osserva il vecchio, dalla faccia rugosa e scura che se ne va lentamente; pensando che da vecchi si dicono frasi davvero strane. Da quel giorno, però, la stessa frase le capita di sentirla ancora non solo dal “vecchio Mario” ma da altri anziani del paese, non solo a lei ma ad altri bambini.
E’ così che Adele ne parla con Rita, Rita con Claudio, Claudio con Renzo….
Chi litiga con il fratello si sorprende a cercare fra i capelli “quel pettine” invisibile, chi risponde in molo modo ai genitori finisce con il passare la mano fra i capelli per assicurarsi che nessun pettine vi sia impigliato.
Adele ad ogni marachella si guarda allo specchio, le sembra che la testa le dolga. Eppure non vede nessun pettine.
La primavera è passata, le giornate ora sono calde e Adele accompagna anche oggi imbronciata la mamma nei campi.
Al bordo del sentiero che porta al monte Grom siede su una pietra il “vecchio Mario” e la bambina gli si avvicina timorosa.
L’anziano la guarda e sorridendo le dice:” ancora triste piccola? Non ti è stato tolto il pettine delle strie?”.
Adele sente le gambe molli e una fitta le attraversa la fronte. Senza parole si siede sulla pietra accanto al vecchio e come incantata ascolta il suo racconto.
“Le strie sono tutte lassù sul Gofel e ogni giorno intagliano pettini dal legno di una pianta che trovano sul monte Creino. Scendono in paese e mettono i loro pettini in testa ai bambini dispettosi”. “Ma io non vedo nessun pettine” dice veloce Adele. “Però lo senti” risponde il vecchio.
La bambina abbassa lo sguardo e chiede “Tu sai come posso toglierlo?”.
Con un sorriso dolce il “vecchio Mario” le spiega che la seconda domenica di luglio in una piana chiamata Gole, mani invisibili avrebbero liberato dai pettini delle strie tutte le teste dei bambini.
Fu così che quel giorno di luglio i bambini si lasciarono scompigliare i capelli dalla brezza che muoveva le foglie dei faggi che circondavano la piana.
Da allora la seconda domenica di luglio se vai a Gole ci troverai riuniti in festa gli abitanti di Varano, Pannone e dintorni.
La fiaba è stata scritta dall’autrice prendendo spunto da una leggenda locale della Val di Gresta.
Tratto da “El Campanò de San Giuseppe “ anno 2002 stampato da “ La Grafica Srl Mori (TN) “
...LO SAPEVI CHE?
Monte Albano è stata una zona abitata e frequentata dal periodo del bronzo. Sono state trovate tracce della civiltà del bronzo (1900-1500 a.C.). L'abitato apparteneva alla cultura dei castellieri trentini; l'intera zona era costituita da altre alture, che davano vita ad altri castellieri: quella del Santuario, del Castello e del Doss Mota. A causa dell'aumento della popolazione, l'abitato venne ampliato ai piedi del Monte Albano. Lungo la Valle dell'Adige sorgono i "Pipel", rocce di forma conica, alle quali venivano attribuiti un'anima possente e divina. Accanto a queste pietre sacre sorgevano i villaggi come a Corno presso il Pipel di Tierno e l'abitato di Monte Albano, presso il Pipel di Mori Vecchio.